In casa granata va in onda lo stesso film già visto con Udine e Pesaro. Gli errori, i passaggi a vuoto, gli strappi degli avversari smontano il “sistema” della squadra di Dalmonte e fanno evaporare logiche, lucidità e razionalità. Ma soprattutto bloccano Iannuzzi e compagni in uno stato di inerzia emotiva da cui non c’è modo di uscire. Anche con Cremona, l’allungo avversario di appena 5 punti ad inizio del secondo quarto ha svuotato Nardò, incapace di reagire e di rientrare in partita. O meglio, in un paio di momenti, nel terzo quarto, il Toro ha pure ricucito a solo 6 lunghezze di ritardo, rendendo la sfida ampiamente contendibile, salvo svanire nuovamente in preda alla fretta e alla confusione.
Per coach Luca Dalmonte il problema è chiaro, chiarissimo. E la ricetta pronta. “Mi prendo la responsabilità totale di quello che sta succedendo, a protezione della squadra – ha detto il tecnico di HDL – se le cose che stiamo facendo ci stanno portando in questa direzione, allora dobbiamo cambiare le cose e il modo in cui le facciamo, dobbiamo cambiare il protocollo. Siamo tutti insieme, siamo una squadra, qui non c’è un singolo che deve essere salvato e uno che deve essere additato. Abbiamo necessità di essere molto più attenti sulle cose da fare e molto più semplici nelle proposte. Ma soprattutto dobbiamo avere la capacità di reagire di fronte agli errori. È successo con Pesaro, quando con due errori consecutivi abbiamo perso la traccia della partita, demoralizzandoci e andando a cercare situazioni non previste. È successo in parte a Udine ed è successo stasera, quando dopo i primi 10 minuti diciamo “regolari”, al secondo errore consecutivo abbiamo perso la “maniglia” sulla partita o quando a -6 nel terzo quarto abbiamo subito una bomba di Bertetti e abbiamo perso la capacità di reagire. In questi frangenti serve la presenza, la forza mentale, la capacità di restare nel nostro sistema, invece di evaporare”.
Chi non ha problemi di forza mentale, di connessione e di capacità di restare sempre nella partita, è Juvi Ferraroni Cremona, corsara al Pala San Giuseppe con una prova praticamente senza sbavature. Una squadra che ha messo nel retino un tiro su due dall’arco (Nardò uno su tre), che ha portato 5 uomini in doppia cifra (Nardò tre), che ha sbagliato solo un libero su 18 (Nardò cinque su 18). In generale, che ha fatto girare meglio la palla in attacco e che ha difeso sempre con grande attenzione, disinnescando i tiratori granata. Come da copione, nessun fenomeno, ma un collettivo solido e organizzato.
Luca Bechi è soddisfatto e può guardare tutti dall’alto della classifica. “Noi per essere competitivi in questo campionato – ha spiegato il coach di Cremona – necessariamente dobbiamo crescere in difesa, questa è una cosa che la partita con Cividale ci ha fatto capire. Stasera volevamo partire da quella partita e nel primo tempo siamo stati diligenti, perché abbiamo tenuto a 30 punti una squadra ricca di talento come Nardò con i vari Woodson, Ebeling, Stewart e Iannuzzi. Nel secondo tempo loro hanno fatto uno sforzo e noi abbiamo traballato un po’, ne è nato qualche contropiede di troppo e qualche palla persa. All’inizio del quarto quarto siamo tornati a difendere bene e abbiamo ritrovato fiducia. Al di là dello scarto, abbiamo fatto la partita che volevamo contro un avversario che riteniamo possa fare il nostro tipo di campionato. Le 3 vittorie sono irrilevanti a questo punto, perché per salvarci ne dobbiamo vincere altre 10, ma siamo soddisfatti perché il gruppo sta facendo la differenza”.
La ferita è aperta. Il morale sotto i tacchi. Il calendario, però, propone domenica un altro turno casalingo contro la neopromossa Livorno. Sarà tempo di risposte (da dare).