FONDAZIONE IN BETWEEN ART FILM PRESENTA
NEBULA
UNA MOSTRA CON 8 NUOVE VIDEO INSTALLAZIONI COMMISSIONATE E PRODOTTE IN OCCASIONE DELLA BIENNALE ARTE 2024
17 APRILE – 24 NOVEMBRE 2024
COMPLESSO DELL’OSPEDALETTO, VENEZIA
Fondazione In Between Art Film è lieta di presentare Nebula, la nuova mostra collettiva che aprirà al pubblico il 17 aprile 2024 al Complesso dell’Ospedaletto a Venezia in occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia.
Curata da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi – rispettivamente direttore artistico e curatore della Fondazione – Nebula espone otto nuove video installazioni site-specific commissionate a Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme (1983, Cipro/1983, Stati Uniti d’America), Giorgio Andreotta Calò (1979, Italia), Saodat Ismailova (1981, Uzbekistan), Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado (1974, Brasile/1973, Brasile), Diego Marcon (1985, Italia), Basir Mahmood (1985, Pakistan/Paesi Bassi), Ari Benjamin Meyers (1972, Stati Uniti d’America) e Christian Nyampeta. Tutte le otto opere sono commissionate e prodotte da Fondazione In Between Art Film, l’istituzione concepita da Beatrice Bulgari per promuovere la cultura delle immagini in movimento e sostenere gli artisti, i musei e i teorici internazionali che esplorano il dialogo tra discipline e time-based media.
Il concept di Nebula, che in latino significa “nuvola” o “nebbia”, si ispira al fenomeno della nebbia come condizione materiale e metaforica in cui la possibilità di orientarsi tramite la vista si riduce, rendendo necessario attivare strumenti sensoriali diversi per conoscere la propria posizione e comprendere ciò che ci circonda. Nebula è il secondo capitolo di una serie di mostre organizzate dalla Fondazione a Venezia e continua la ricerca sullo stato delle immagini in movimento nell’ambito dell’arte contemporanea già iniziata nel 2022 con Penumbra. La Fondazione torna al Complesso dell’Ospedaletto e ne trasforma nuovamente gli spazi: il risultato è un’architettura sensoriale che ingloba la chiesa di Santa Maria dei Derelitti, la scala elicoidale, la sala affrescata della musica e l’antica farmacia, e che svela un’ala mai aperta al pubblico della casa di riposo moderna. Sviluppata nell’arco di due anni, Nebula conferma la metodologia della Fondazione che, attraverso progetti espositivi ambiziosi imperniati sulla commissione e produzione di opere di immagini in movimento, offre agli artisti supporto curatoriale e produttivo di lunga durata.
Beatrice Bulgari, Presidente della Fondazione In Between Art Film, dichiara: “È per noi un privilegio tornare a Venezia e, in particolare, al Complesso dell’Ospedaletto dopo il successo di Penumbra. È anche un’occasione per ampliare la nostra riflessione sul ruolo delle immagini in movimento nella nostra società come medium di espressione creativa. Se Penumbra guardava all’oscurità come soglia tra la luce e il buio, Nebula va oltre questa dicotomia utilizzando una metafora ampia come quella della nebbia, che rende tutto meno definito. Questo stato di nebulosità e di sospensione ci parla della possibilità dell’arte di scoprire nuove coordinate all’interno di tempi come i nostri, disorientati e disorientanti. Siamo entusiasti di condividere con il pubblico internazionale della Biennale le opere degli artisti che ci hanno accompagnato in questo viaggio dove il tempo è opaco e di incerta navigazione”.
Le opere di Nebula abbracciano forme di frammentazione psicologica, socio-politica, tecnologica e storica, e suggeriscono modalità per navigare il nostro tempo presente, spesso attraversato da elementi che, come la nebbia, appaiono immateriali e insormontabili. Le opere toccano temidi natura diversa: la vastità del paesaggio in cui è possibile smarrirsio trovare la salvezza, l’architettura della memoria e il labirinto della coscienza, la musica e la voce come strumenti di riaffermazione. Esse esplorano anche altre forme di frammentazione: il riverbero della Storia nelle esistenze individuali, la tensione tra esserci e scomparire e tra vita condivisa e vita alienata, e l’impatto delle forze economiche e politiche sull’ambiente e sulla vita delle persone.
Nel loro ruolo di curatori della mostra, Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi affermano: “Ancora una volta è stata l’atmosfera unica di Venezia a ispirare l’idea su cui costruire la mostra e commissionare le otto video installazioni ad altrettanti artisti internazionali. A Venezia la nebbia diventa lo spazio liminale in cui acqua e cielo si fondono, dove la luce si fa presenza diffusa e misteriosa. È un fenomeno meteorologico che dimostra quanto possa essere fallace il nostro senso della prospettiva e la nostra comprensione di ciò che è al di fuori di noi. Nebula è un’orchestrazione di immagini e suoni nello spazio che esplorano l’immagine del disorientamento dato dalla nebbia attraversouna miriade di significati metaforici più ampi. Allo stesso tempo, la mostra espande le nozioni di film e video assumendo forme scultoree e ridefinendo lo spazio con il suono e la luce. Le opere sono state concepite dagli artisti in stretta relazione strutturale, visiva e sonora congli spazi del Complesso dell’Ospedaletto con l’intenzione di amplificareil dialogo narrativo e spaziale tra il medium della video installazione e l’architettura che la ospita”.
Lo studio interdisciplinare 2050+, fondato da Ippolito Pestellini Laparelli, ha progettato interventi scenografici e architettonici che riflettono sulle diverse condizioni visive, acustiche, tattili e mentali della nebulosità, cercando di tradurle in passaggi che assorbono o amplificano il suono e la luce. Reagendo alle opere degli artisti, la strategia architettonica esalta o offusca sensi diversi per ogni video installazione, creando uno spazio poroso e tattile in cui storie, immagini e voci travalicano la dimensione della stanza in quanto confine.
Il percorso della mostra inizia nella chiesa di Santa Maria dei Derelitti con la video installazione site-specific Brown Bodies in an Open Landscape are Often Migrating (2024) che tratteggia i viaggi pericolosi che migranti irregolari intraprendono attraverso vasti territori, esplorando la distanza quale condizione delle esperienze diasporiche, nonché quale posizione intrinseca all’atto filmico. Il percorso continua con tre opere di Ari Benjamin Meyers, Christian Nyampeta e Giorgio Andreotta Calò che affrontano un intreccio di temi che riguarda la memoria e la coscienza, le architetture e gli archivi. Marshall Allen, 99, Astronaut (2024) è una storia musicale e visiva di trasformazione dalla dimensione terrena a quella soprannaturale concepita da Ari Benjamin Meyers sul rinomato musicista e attuale leader del leggendario gruppo Sun Ra Arkestra. Il film When Rain Clouds Gather (2024) di Christian Nyampeta ritrae tre amici artisti che discutono su come trascorrere il loro sabato sera mentre le notizie di guerre ingiuste e di crudeli stermini si susseguono senza sosta, in una meditazione auto-riflessiva sul ruolo e sui limiti del lavoro culturale. Immerso in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, l’installazione video e audio site-specific di Giorgio Andreotta Calò intitolata Nebula (2024) ci accompagna in un percorso attraverso il Complesso dell’Ospedaletto che offre una meditazione spaziale e metaforica sulla ricerca del senso ma anche sul suo smarrimento, sulla realtà e l’immaginazione, sulla razionalità e l’interiorità.
Al primo piano, in una serie di stanze che fino a poco tempo fa erano adibite a casa di cura, le opere di Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado, e Saodat Ismailova affrontano l’impatto del colonialismo e del capitalismo sul paesaggio e sulle persone, celebrando al contempo le comunità e gli individui che gli hanno resistito. Per il nuovo adattamento dell’installazione video e audio multicanale Until we became fire and fire us (2023–in corso), Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme hanno creato una composizione di parole, suoni, immaginie luci campionate a partire da un archivio crescente di materiali che gli artisti hanno co-creato, raccolto e remixato fin dal 2010. In questo modo, gli artisti intendono confrontarsi con la funzione originale del Complesso dell’Ospedaletto e riflettere sulle forme passate e presenti di espropriazione e cancellazione in Palestina. La video installazione Acumulação Primitiva (2024) di Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado è una meditazione allegorica sulla nozione di “accumulazione primitiva” che visualizza la relazione tra l’esproprio violento della terra, la mercificazione della forza lavoro e la struttura di classe razzializzata che sostiene la riproduzione del capitalismo fino ai nostri giorni. Nell’ex farmacia del Complesso dell’Ospedaletto si trova Melted into the Sun (2024) di Saodat Ismailova, un viaggio visivo e poetico nell’eco culturale e politica che si è generata, attraverso secoli e luoghi diversi, dalle idee rivoluzionarie di Al-Muqannaʿ, un profeta ambiguo che ha vissuto nell’Asia centro-meridionale dell’VIII secolo.
Nella sala della musica decorata con dipinti illusionistici, Fritz (2024) di Diego Marcon conclude la mostra con il ritratto di un ragazzino che canta uno jodel all’interno di una legnaia illuminata da un’alba autunnale. Il suo canto è al tempo stesso un richiamo e un requiem composto solo da vocalizzi e suoni gutturali che genera un’ironia compassionevole verso le forme collettive di tristezza e isolamento che caratterizzano la nostra epoca.
Nebula sarà accompagnata da un programma di approfondimenti interdisciplinari curato da Bianca Stoppani, editor della Fondazione, e organizzato in collaborazione con Palazzo Grassi, Pinault Collection Venezia al Teatrino di Palazzo Grassi il 17–18 ottobre 2024. Il programma coinvolgerà gli artisti presenti in mostra ed espanderà il dibattito riguardo alle loro pratiche attraverso un fitto calendario di momenti discorsivi, proiezioni e contributi performativi.
A cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi con Bianca Stoppani, nell’autunno 2024 verrà pubblicato il catalogo che riflette sulla realizzazione di Nebula e includerà testi appositamente commissionatisulle nuove opere e un’ampia documentazione sulla loro realizzazione e sulla successiva installazione a Venezia.
Il Complesso dell’Ospedaletto è uno spazio culturale che fa parte di Ospedaletto Contemporaneo, un’iniziativa promossa da Venews Art.