PUGLIA, IN COMMISSIONE REGIONALE ANTIMAFIA – ANTIRACKET IL “CASO CANOSA”, E NON SOLO.

SAVINO MONTARULI (UNIBAT): “SPORTELLI ANTIRACKET NON SONO UNA FILIALE DELLA QUESTURA MA CENTRO DI PREVENZIONE E FORMAZIONE. ECCO PERCHE’ VANNO COINVOLTE TUTTE LE REALTA’ SOCIALI ED ECONOMICHE”

Si è tenuta lunedì 4 marzo 2024 la seduta di Commissione regionale di studio e di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia – Consiglio regionale della Puglia.

Invitati all’audizione il Presidente provinciale Federazione Antiracket De Scisciolo ed il legale rappresentante di Unionecommercio Puglia, l’attivista sindacale Savino Montaruli. Un’audizione richiesta dalla consigliera avv. Grazia Di Bari, in merito alla chiusura dello sportello antiracket nel comune di Canosa di Puglia.

Al termine della sua dettagliata ed articolata audizione il Presidente Savino Montaruli ha dichiarato: “ringrazio il Presidente della Commissione regionale di studio e di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, Renato Perrini, per questa ulteriore convocazione della nostra Associazione di Rappresentanza in quella che ritengo essere una delle più attive e produttive Commissioni regionali.

Un tema delicatissimo, quello del racket e dell’usura, che nel territorio pugliese, in particolare in quello della Barletta Andria Trani e della Città Metropolitana di Bari, trova sempre terreno fertile e preoccupa cittadini ed imprenditori. Non si può negare che la chiusura dello sportello antiracket nel comune di Canosa di Puglia, inaugurato il

9 marzo 2022 addirittura con la presenza del fondatore dell’Associazione “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, don Luigi Ciotti che sul “caso” non si è mai espresso, fa notizia. In quell’occasione, oltre a Prefetto, Autorità politiche ed amministrative cittadine, al Presidente della Federazione Associazioni Antiracket ed Antiusura Italiane (FAI) Luigi Ferrucci ed al Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Mario Muccio, furono tantissime le personalità presenti all’inaugurazione. Al termine del lungo incontro/dibattito condotto da Alessio Giannone in arte “Pinuccio”, presso il Teatro Comunale “R.

Lembo” di Canosa di Puglia, dopo aver ammirato in piazza Vittorio Veneto, il Ve.I.Co.Lo., Veicolo Itinerante di Comunicazione Locale, per attività di comunicazione per la diffusione della legalità economico-finanziaria a cura della Guardia di Finanza, alle ore 12,00 in Piazza Galluppi venne inaugurato lo Sportello Antiracket ed Antiusura del Comune di Canosa di Puglia. Un evento definito storico con la finalità di “educare alla cittadinanza attiva”, come spiegato dal sindaco di allora. Uno sportello antiracket e antiusura che nasceva, secondo le parole degli autorevoli intervenuti: “per non lasciare soli gli imprenditori e i cittadini vittime di usura ed estorsione”. Uno sportello che veniva ospitato, peraltro, nei locali comunali di Piazza Galluppi ristrutturati nell’ambito degli interventi previsti dal “Gal Murgia Più”, e tornati nella disponibilità del Comune di Canosa di Puglia per diventare un presidio di legalità al servizio di tutta la comunità. Quello sportello. prosegue Montaruli – nasceva e doveva restare quello che venne definito appena due anni fa cioè alla sua

nascita: “Un punto di orientamento e accompagnamento per vincere l’isolamento e trovare la forza e il coraggio per ribellarsi alle sopraffazioni”, come affermò il Sindaco. Questa breve ricostruzione storica – continua Montaruli – è necessaria per ricordare l’imponenza di quell’evento e soprattutto l’importanza di quello sportello ancora oggi oggetto di polemiche e persino di strumentalizzazioni. Bene ha dunque fatto il Presidente Perrini a non trascurare quanto accaduto ed a voler approfondire ed analizzare questo gravissimo “incidente” che comunque ha portato al ridimensionamento strutturale e funzionale di quello strumento di prossimità. Già, uno strumento di prossimità che non ha funzionato per tante cause, alcune delle quali sicuramente di natura culturale visto che qualcuno deve aver pensato, sbagliando, che quella potesse essere una sorta di “filiale” della Questura o del Commissariato piuttosto che delle altre Forze dell’Ordine. Un’ingenuità che evidentemente non ha tenuto conto di cosa possa significare in una città qual è quella di Canosa, non certo di dimensioni metropolitane, doversi recare presso uno sportello in pieno centro urbano per sporgere denuncia contro il racket delle estorsioni o piuttosto per chiedere aiuto ed essere protetti dai criminali, ammesso che ci fosse qualcuno ad ascoltare, come di fatto poi si è accertato che quel ”qualcuno” non c’è mai stato in quella sede se non qualche fogliettino con numeri telefonici pare neppure raggiungibili. Lo sportello di Canosa di Puglia o quel che resterà di esso, come tutti gli altri sportelli antiracket ed antiusura, invece, deve soprattutto diventare punto di incontro della comunità per fare formazione e prevenzione; per fare aggregazione sociale e per condividere la socialità urbana e la compartecipazione attiva contro la criminalità e le sue varie e diverse espressioni.

Quello sportello non è stato nulla di tutto questo e forse, alla fine, potrebbe essere solamente stato strumentale all’utilizzo di fondi pubblici per la ristrutturazione di alcuni locali comunali. Troppo poco, davvero troppo poco. Nei prossimi incontri in Commissione regionale mi auguro che si discuta anche delle delicatissime situazioni che vengono riscontrate in altre città della provincia, a cominciare da quella di Andria dove ancora sul tema non sono state audite le autorità locali e dove pure potrebbe ora manifestarsi un disegno di eguale finalità

incerta: la nascita di un’associazione antiracket della quale non si conoscono né i nomi dei componenti né tantomeno altri riferimenti, nonostante la presentazione in sala consiliare dove mancava solamente il Ministro dell’Interno a celebrare l’impegno dei 14 Eroi, come li ha appellati la cittadina. Come bene ha detto l’attivissimo Presidente

Perrini: “l’usura è la manifestazione di un disagio sociale che trova un terreno fertile di sviluppo soprattutto nel microcosmo delle piccole imprese”. Partendo proprio da questa considerazione si cominci dunque a coinvolgere coloro che sono i primi ad avvertire lo stato di disagio delle  imprese, che poi finiscono nella rete del racket e dell’usura: le banche, gli ordini professionali, le associazioni di categoria e tutto il mondo associazionistico che vive la strada e non i salotti; che conosce i problemi reali dei territori e del tessuto sociale ed imprenditoriale. Senza questo coinvolgimento ed impegno comune, tutto il resto rischia di restare sempre e soltanto operazione di facciata, senza prospettiva e senza neppure una chiara finalità né utilità per la società sofferente e disillusa che vive in un territorio dove lo scollamento istituzionale e politico-amministrativo sta continuando a produrre molti danni, ritardi e soprattutto dannose divisioni sociali e culturali” – ha concluso Montaruli di Unionecommercio Puglia – UniBat.