Roma – A 35 anni dal primo trapianto da sangue cordonale, in Italia ancora poche donazioni

Matthew Farrow

Il 6 ottobre 1988 veniva eseguito il primo trapianto di cellule staminali provenienti da cordone ombelicale che ha cambiato il corso di oltre 80 malattie, tra cui leucemie e linfomi, anemie e malfunzionamenti del sistema immunitario

Dal 1988 ad oggi in tutto il mondo ci sono stati oltre 40mila trapianti di cellule staminali provenienti da sangue cordonale

In Italia, nel 2022, sono state poco meno di 7mila le unità di sangue cordonale donate, di cui meno di 400 unità sono state conservate in una banca pubblica

Roma, 17 novembre 2023 – Matthew Farrow, un bambino americano con anemia di Fanconi, aveva 5 anni quando gli veniva eseguito un trapianto di cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale della sorella minore, Alison, per trattare la sua malattia, ormai in fase terminale. Era il 6 ottobre 1988 e l’operazione veniva svolta per la prima volta a Parigi da un team internazionale di esperti guidato dalla professoressa Éliane Gluckman. Questo intervento rappresentò un traguardo così importante da venire celebrato ogni anno in occasione della giornata mondiale del cordone ombelicale, che venne istituita a partire dal 2017 il 15 novembre.

Da questo primo trapianto nel 1988 ad oggi sono stati eseguiti oltre 40mila trapianti di cellule staminali provenienti da cordone ombelicale a livello mondiale. Se ne è parlato oggi durante l’incontro “La rivoluzione delle cellule staminali cordonali: 35 anni dopo”, per celebrare la giornata mondiale del cordone ombelicale e realizzato con il contributo di Sorgente, gruppo FamiCord, che ha visto la partecipazione di esperti del settore e testimonianze dirette di famiglie coinvolte in prima persona.

Il trapianto di cellule staminali rappresenta una tecnica salvavita in grado di cambiare il corso di oltre 80 malattie, tra cui leucemie e linfomi, anemie e malfunzionamenti del sistema immunitario. Esiste però la difficoltà nel trovare un donatore compatibile, anche all’interno dei registri internazionali, che, affiancata alla necessità di attuare un intervento rapido, ha portato la scienza a cercare soluzioni alternative, come nel caso di Farrow: «La diagnosi di anemia di Fanconi, una malattia genetica rara caratterizzata da una progressiva insufficienza del midollo osseo, è arrivata quando avevo all’incirca due anni e mezzo di età. All’epoca chi soffriva di questa malattia, non aveva speranza di superare la prima decade di vita senza un trapianto di midollo osseo. Sfortunatamente per me, non avevo in famiglia un donatore compatibile, finché i miei genitori non decisero di provare ad avere un terzo figlio. Mentre mia madre era incinta di mia sorella minore, Alison, si scoprì non solo che quest’ultima non era portatrice della malattia, ma anche che avrebbe potuto essere un donatore perfettamente compatibile con me, ma, una volta raggiunta un’età consona per il trapianto, sarebbe stato probabilmente troppo tardi. Da qui, il team di ricercatori diretto dal dottor Hal Broxmeyer propose di utilizzare il sangue cordonale di mia sorella Alison per il mio trapianto. A febbraio del 1988 Alison nacque e il suo sangue cordonale venne raccolto, processato e criopreservato. Dopo dieci mesi, all’età di cinque anni, mi venne infuso il sangue cordonale di mia sorella minore dandomi così una seconda chance di vivere», racconta Farrow.

Quando il cordone ombelicale viene tagliato dopo la nascita del bambino permane del sangue nei vasi sanguigni della placenta e nella porzione di cordone ombelicale ad essa attaccata. Dopo la nascita, il neonato non ha più bisogno di questo sangue extra che è chiamato sangue del cordone ombelicale o, in breve, “sangue cordonale”, che contiene tutti gli elementi del sangue – globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e plasma – ma è anche ricco di cellule staminali emopoietiche, come quelle che si trovano nel midollo osseo. «Si tratta di un’ottima risorsa alternativa per tutti quei pazienti che non trovano un donatore compatibile. Infatti, le unità di sangue cordonale donate sono disponibili a priori nelle banche nazionali e quindi utilizzabili prontamente in caso di trapianto urgente. Ma non solo, le cellule staminali cordonali presentano dei vantaggi rispetto alle cellule staminali provenienti da midollo osseo o da sangue periferico in quanto il sistema immunitario dei neonati non è ancora perfettamente sviluppato, le cellule sono più giovani, hanno una maggior capacità di autorinnovamento e differenziamento, sono maggiormente compatibili e a minor rischio di rigetto. Pertanto il sangue cordonale può essere trapiantato anche in caso di non perfetta compatibilità tra ricevente e donatore, cosa invece impossibile nel caso di cellule staminali provenienti da un adulto», dichiara Carolina Fossati, ematologa e socio fondatore della Accademia di Medicina Rigenerativa (ABRI).

Nonostante le numerose evidenze scientifiche a supporto, sono ancora poche le coppie italiane che decidono di donare il sangue cordonale o di conservarlo a livello familiare a scopi preventivi. Secondo un’indagine effettuata dal Centro Nazionale Sangue nel 2022, su quasi 250.000 parti avvenuti in strutture attrezzate per la raccolta – circa il 64 per cento del totale dei parti – le donazioni sono state poco meno di 7mila, pari al 6,3 per cento. Purtroppo, solo il 5 per cento dei materiali donati viene conservata in una banca pubblica, che corrisponde allo 0,1 per cento considerando tutti i parti avvenuti nel 2022, anche nelle strutture non attrezzate. In Italia, inoltre, non è consentita la raccolta e la conservazione del sangue cordonale per i propri congiunti, presso strutture pubbliche, tranne in caso di patologie, tra i consanguinei del nascituro, per cui è riconosciuto clinicamente valido ed appropriato l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali del sangue da cordone ombelicale, ma è solo permesso invece il cosiddetto uso altruistico, che però nel 95 per cento dei casi non va a buon fine non consentendo l’effettiva conservazione del campione nelle banche pubbliche. Per poter conservare il cordone ombelicale, rendendolo disponibile solo per la propria famiglia, attraverso una conservazione privata familiare, è necessario rivolgersi a banche private, che garantiscono la raccolta nella grande maggioranza dei casi.

«La raccolta del sangue del cordone ombelicale è una procedura sicura, priva di rischi sia per la mamma sia per il bambino. Una volta che il cordone ombelicale viene tagliato, viene prelevato il sangue dalla parte del cordone ombelicale collegata alla placenta, senza arrecare quindi alcun danno o disturbo al neonato. Di solito un’ostetrica qualificata raccoglie il campione utilizzando un kit di raccolta consegnato all’ospedale dai genitori immediatamente prima del parto che viene ritirato e trasportato al laboratorio da una persona autorizzata dalla banca», spiega Irene Martini, Direttore scientifico Sorgente, Gruppo FamiCord.

«La nostra mission è essere al fianco delle famiglie e di tutti coloro che soffrono di malattie gravi e debilitanti in cui la raccolta e la conservazione del sangue cordonale e del tessuto del cordone ombelicale possano costituire un salvavita. Sorgente non si pone in contrapposizione alla donazione, che abbiamo visto coinvolgere solo una percentuale inferiore all’1% dei parti, bensì come alternativa ai circa 390.000 campioni di staminali che ogni anno vengono gettati nei rifiuti biologici per i motivi più disparati e di cui quasi nessuno parla. La scienza e le testimonianze dirette di chi ha fatto ricorso a questo prezioso strumento sono però la prova concreta del fatto che buttare le staminali del cordone significa privarsi di una risorsa in più nella tutela della salute. Proprio per questo, abbiamo lanciato il ‘Donation Program’ grazie al quale offriamo alle famiglie, con un bambino che abbia una malattia in cui le cellule staminali cordonali rappresentano un’opportunità terapeutica, la possibilità di raccogliere e conservare gratuitamente il sangue cordonale alla nascita di un fratello o di una sorella e di utilizzarlo per la cura. Attualmente, siamo la più grande banca di cellule staminali in Europa e la terza al mondo in termini di campioni biologici conservati», conclude Roberto Marani, Amministratore delegato Sorgente, Gruppo FamiCord.