Un milione di specie animali e vegetali sono attualmente a rischio estinzione. Il dato, fornito dall’Onu, fotografa in tutta la sua gravità il rapido e drammatico declino della biodiversità in tutto il Pianeta. Incremento delle temperature, eventi climatici estremi, distruzione degli habitat, cementificazione, ma anche inquinamento e una crescente pressione antropica sono – come noto – le cause principali di questo declino. Per contrastare il quale le autorità nazionali e la comunità internazionale fanno ancora troppo poco: secondo un recente rapporto dell’Ocse per cercare quanto meno di invertire la tendenza sarebbero necessari circa 100 miliardi di dollari l’anno.
«La crisi è globale e richiede dunque strategie di intervento globali con una efficace strategia di protezione della biodiversità, che invece continua ad essere sacrificata in nome del profitto. Questo – spiega Enpa – è evidente soprattutto a livello nazionale, poiché gli Stati promuovono spesso indirizzi politici antitetici rispetto a quello che dovrebbe essere il prioritario obiettivo di tutela degli animali e dell’ambiente». A pagarne le conseguenze sono soprattutto gli animali selvatici minacciati non solo dall’impatto antropico sugli ecosistemi e sul clima, ma anche dall’attività venatoria e da campagne persecutorie, veri pogrom, promossi in diversi Paesi».
«Ma la crisi della biodiversità – osserva Enpa – va gestita e affrontata anche con mezzi culturali. Gli animali, soprattutto le specie selvatiche, non devono più essere considerati come una minaccia, un pericolo ma come una ricchezza; un elemento che contribuisce alla salute degli ecosistemi e da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza. Se davvero vogliamo invertire la rotta rispetto alla situazione attuale, dobbiamo necessariamente cambiare prospettiva, considerando gli animali come tali, ovvero diversi da noi, e non attribuire loro categorie etiche e morali valide solo per la specie umana».