Castello Normanno Svevo di Sannicandro – 21 febbraio 2009
Riaprono i battenti “Le porte dell’ Occidente”, varco immaginario tra oriente ed occidente, possibile punto di congiunzione tra due emisferi cerebrali tesi simbioticamente alla creazione di un essere umano equilibrato.
Il castello Normanno Svevo di Sannicandro, da ottobre scorso residenza teatrale dei Radiodervish (nell’ambito del progetto Teatri Abitati), diventa così centro polifunzionale dedicato alla musica e alle arti, suggestiva location di incontro e dialogo tra culture diverse. Nove appuntamenti per questo secondo ciclo di eventi, nel quale Nabil Salameh e Michele Lobaccaro, hanno scelto i nomi più rappresentativi della musica italiana uniti tra loro da comuni tematiche di confine.
Dopo l’innagurazione avvenuta lo scorso quattordici febbraio con il concerto del trio formato da Peppe Servillo (voce), Javier Girotto (fiati) e Natalio Mangiavite (pianoforte) ispirato al libro ” Fùtbol-storie di calcio” di Osvaldo Soriano, il secondo evento ha visto ieri come protagonista il venticinquenne pianista pugliese Livio Minafra, figlio d’arte (il padre Pino è un trombettista di notorietà internazionale e sua madre Margherita Porfido è un’apprezzata clavicembalista) con il suo ultimo cd “La fiamma e il cristallo”, prodotto dall’etichetta tedesca Enja. Pianista, fisarmonicista, scrittore e leader della band “Municipale Balcanica”, Minafra sembra ben rappresentare l’essenza dell’artista che attraverso le diverse forme artistiche è alla continua ed instancabile ricerca di comunicare. Vincitore del prestigiosissimo premio Top Jazz 2008, Minafra è giunto al suo secondo progetto discografico dopo ben sei anni dal suo esordio “La dolcezza del grido” inciso per l’etichetta britannica Leo Records.
Dotato di pianismo intenso, fluido e brillante il pianista pugliese ha ieri presentato nella sala interna del Castello di Sannicandro i brani del suo ultimo disco “La fiamma e il Cristallo”, un sottinteso omaggio agli “undici pezzi infantili” di Alfredo Casella. Così come asserisce lo stesso compositore, il titolo tende ad evidenziare l’eterno conflitto tra bene e male, tra caldo e freddo, tra colori diversi dove dalla glacialità del bianco assoluto si può arrivare al tepore di un arancio sulfureo, così come nello stesso essere umano coesistono diverse contraddizioni e tensioni a volte necessarie ed indispensabili per un profondo equilibrio emotivo.
Ad aprire il concerto, dopo una breve presentazione del leader dei Radiodervish Nabil Salameh in veste di direttore artistico della rassegna, il brano “Cerbiatto”, impetuoso fluire di note e cromatismi con un pedale armonico ostinato e certi riferimenti alle atmosfere francesizzanti di primo Novecento. Seguiranno il ludico “Choo Choof”, un omaggio al compositore Casella e un languido ricordo di Prokofiev, per poi giungere a “Rintocchi” dedicato ai tanti immigrati che perdono la loro vita in mare e che a volte trascorrono le loro notti nella sola compagnia di un cielo stellato. Il concerto prosegue, Minafra timidamente presenta al pubblico i brani del suo album, raccontando aneddoti, piccole storie che possono ben spiegare il pensiero del compositore.
Si giunge così al prorompente “La danza del Vulcano”, un evidente omaggio a Strawinsky, con interventi jazzistici e frammenti di melodie che si rincorrono freneticamente, e alla preghiera musulmana “Muezzin” scritto in sette ottavi, dove le sonorità mediorientali ben si sposano alle origini meticce delle nostre culture meridionali. In “Campane”, il profumo dei rintocchi delle campane paesane a volte non ben sincronizzate, sembra ben evidenziarsi in un gioco armonico di scale dal carattere ipnotico ed ossessivo mentre nel penultimo brano in scaletta “ Bulgaria” il pianoforte da strumento occidentale per eccellenza si trasforma, grazie ad alcuni oggetti posti casualmente al suo interno, in un sitar, in un rincorrersi frenetico di melodie ostinate sui bassi e sugli acuti.
Il concerto si conclude con la bellissima ed onirica “Nella notte il cristallo”, dal carattere crepuscolare, costruita su lunghi accordi alla Debussy. La melodia si fa lieve, sostenuta dal canto appena accennato di Minafra a sostenerne la linea, e frammezzata da una languida canzone infantile eseguita su una tastiera giocattolo quasi a rimembrare certi echi giovanili del compositore.
Il pubblico entusiasta applaude timidamente, quasi a non voler interrompere quel magico istante di sospensione emotiva, per poi chiedere a Minafra ancora un suo intervento pianistico che concede generosamente come sempre . Un eccellente prova per il pianista pugliese da annoverare certamente tra i giovani talenti del pianismo internazionale, a fianco di nomi quali Stefano Bollani, Danilo Rea, Cesare Picco e Giovanni Allevi per citarne alcuni, di cui la nostra regione può certamente andarne fiera.
Claudia Mastrorilli