Furti non stop di uve da vino, ma sta crescendo la tensione anche per i prezzi al ribasso delle uve da vino in piena vendemmia, che vanificano il lavoro degli agricoltori. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, in occasione della cabina di regia convocata dall’assessore all’agricoltura di San Severo con il supporto dei sindaci di Torremaggiore, San Paolo Civitate e Serracapriola, su sollecitazione degli agricoltori esasperati, che hanno acceso i riflettori sulla recrudescenza del fenomeno della criminalità nelle campagne con i furti di uva da vino, scenario aggravato dalle tensioni che stanno crescendo a causa del gioco al ribasso dei prezzi di vendita delle uve in piena vendemmia.
“Serve stringere sulle attività di prevenzione, creando anche strategie con i consorzi delle guardie campestri, ma sono necessari anche controlli più stringenti contro l’inaccettabile gioco al ribasso dei prezzi delle uve da vino in piena vendemmia che ricade sui viticoltori e le cantine serie che rispettano il prodotto ed il territorio e hanno già sopportato in solitudine la crescita esponenziale dei costi con l’aumento di oltre il 50% per le lavorazioni, le materie prime, l’irrigazione”, ha denunciato Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia.
“Stiamo assistendo alle decisioni unilaterali dei player che stanno tentando di imprimere un crollo delle quotazioni delle uve”, ha insistito il presidente di Coldiretti San Severo, Donato Del Mastro, che ha chiesto di intensificare i controlli per fermare le speculazioni, oltre ad “attivare lo schedario vitivinicolo, l’eliminazione delle deroghe produttive per i vini comuni sopra le 30 Tn, la valutazione della fattibilità di ipotesi di sospensione della concessione delle autorizzazioni per nuovi impianti”. Ma la situazione non migliora nelle zone di San Paolo Civitate, Serracapriola e Chieuti, come rilevato da Mario Antonello Marini, presidente di Coldiretti San Paolo Civitate.
Con la guerra – sottolinea la Coldiretti – si sono moltiplicate speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione.
La contrazione dei volumi di vendita – insiste Coldiretti Puglia – sia sul mercato interno che su quelli esteri, la permanenza di prezzi di commercializzazione dei vini sfusi piuttosto bassi, a fronte del considerevole incremento dei costi di produzione, sta riducendo considerevolmente i margini aziendali, con il serio rischio non solo di mettere in difficoltà le imprese ma di avere una negativa forte ripercussione sui produttori.
Una situazione inaccettabile se si considera che per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.