Dopo un iter tumultuoso che non lasciava sperare nulla di buono, il Consiglio Ambiente dell’Unione europea ha finalmente adottato la legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), mettendo un punto fermo per far diventare legge questa proposta attesa da anni. Gli Stati membri devono ripristinare entro il 2030 almeno il 30 per cento degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce dell’Unione. Un provvedimento importante di riqualificazione che riguarda, oltre le aree protette, anche terreni agricoli e aree urbane.
«Una vittoria importante che comunque consideriamo solo il primo passo – dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia –, contro le miopi spinte contrarie, perché la crisi climatica, la perdita di biodiversità e il degrado di ecosistemi naturali devono avere risposte lungimiranti e immediate. Molta strada verso quella transizione ecologica di cui si parla da anni è da percorrere e la società civile non può più attendere! La strategia che cerca di contrapporre agricoltura e ambiente è dannosa per tutti: pertanto siamo felici che la proposta del ripristino della natura sia diventata legge e consapevoli che devono essere intrapresi al più presto. Tra quelli già contenuti nel Green Deal e depennati, i più urgenti sono la cancellazione dell’uso dei pesticidi e l’obbligo della rotazione colturale e soprattutto del riposo dei terreni».
Oggi 20 nazioni che rappresentano oltre il 66% della popolazione europea hanno detto sì e la legge è vincolante in tutti gli Stati dell’Unione: «Ci dispiace che il governo italiano – aggiunge Nappini – non abbia compreso l’importanza di questo provvedimento. Slow Food Italia ringrazia tutti quelli, dagli scienziati, alle associazioni, ai cittadini, ai politici, che in questi anni hanno sostenuto con la loro azione questa legge».