Taranto – Acciaierie d’Italia, Casartigiani: «Aziende allo stremo e nessuna soluzione concreta»

TARANTO – Casartigiani chiede al Sottosegretario Alfredo Mantovano e ai Ministri Adolfo Urso e Marina Calderone un nuovo incontro. Urge chiarire, una volta per tutte, le modalità con cui si potrà disporre della cessione del credito rivolto agli istituti bancari. Confronto a cui dovrebbero partecipare, oltre agli esponenti dell’Esecutivo Meloni, anche SACE e ABI (Associazione Bancaria Italiana). Motivo per cui secondo la legge Marzano (articolo 3 comma 1 bis), per il coordinatore regionale di Casartigiani Puglia, Stefano Castronuovo, il Governo dovrebbe disporre la liquidità ad Acciaierie d’Italia cosicché quest’ultima possa pagare un acconto alle piccole imprese, prima che la ripartizione venga disposta dal Tribunale di Milano.

Ancora, Casartigiani chiede anche l’istituzione di un tavolo di confronto sia al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano sia gli uffici competenti per far chiarezza sulle promesse di aiuto, avanzate mesi addietro, alle aziende dell’indotto. Sostegni che arriverebbero dai fondi regionali e che, nel decreto 4/ 2024 convertito in legge, il Parlamento ha autorizzato.

Le aziende, ormai, sono giunte allo stremo e continuano a perdere liquidità. E la lentezza delle procedure, purtroppo, rischia ulteriormente di compromettere la situazione. Tuttavia, gli autotrasportatori hanno ripreso a lavorare nonostante nei contratti sia previsto il pagamento a 60 giorni. Contratti su cui Casartigiani, tempo addietro, ha chiesto maggiore chiarezza e trasparenza sia ai commissari straordinari che hanno disintermediato questo aspetto dei rapporti diretti con l’azienda.

Conclude Castronuovo: «Gli autotrasportatori hanno ripreso a lavorare senza garanzie ma mossi da grande senso di responsabilità. Ricordiamo che nella futura gestione dell’azienda, in amministrazione straordinaria, sarà necessario tutelare le aziende locali, prediligendo quelle di autotrasporto con vezione diretta. Oppure, prediligere i consorzi che rappresentano una pluralità di aziende e non agenzie o imprese che pur non avendo mezzi propri utilizzano la subvezione violenta».