Oltre al danno, pure la beffa. E a pagarne le conseguenze sono, ancora una volta, gli autotrasportatori dell’indotto ex Ilva. Negli ultimi giorni hanno ricevuto i preavvisi di fermo amministrativo dall’Agenzia della riscossione, reintrodotto dopo il periodo di sospensione dovuto alla pandemia. Gli autotrasportatori sembrerebbero perseguitati dalle scadenze, nonostante non siano ancora stati saldati i crediti delle prestazioni lavorative del 2023.
Le mancate riscossioni risalgono post 2015, anno in cui gli autotrasportatori non hanno incassato le fatture, in quanto l’azienda fu posta in amministrazione straordinaria. Per questo e in quello stesso periodo gli autotrasportatori non sono riusciti a pagare l’IVA e le altre imposte, che a oggi, risultano delle cartelle sospese e di cui l’Agenzia delle entrate pretende i pagamenti pregressi, attraverso il fermo amministrativo.
Casartigiani ha più volte denunciato l’esasperazione degli autotrasportatori, che adesso è giunta al culmine. Pertanto, Casartigiani chiede che venga posticipato il pagamento di queste cartelle fino a quando non verranno saldati tutti i crediti attesi e maturati dagli autotrasportatori. Pagamenti di diritto che Casartigiani sta reclamando a gran voce da diversi mesi e nessuno, tra Governo e Azienda, pare voglia ascoltare: «Non è possibile che lo Stato dapprima ignori i suoi lavoratori e imprenditori e poi pretenda altre riscossioni. Le aziende si sentono perseguitate da chi non ha saputo tutelarle. Sono prostrate dalle tante scadenze economiche. Per una buona volta, ci si metta nei panni degli operatori coinvolti e si trovi una soluzione: Taranto è assediata da una crisi sociale e il conto alla rovescia sta per finire» lo dichiara Stefano Castronuovo, coordinatore Casartigiani Puglia.