In 10 anni sono raddoppiati i vigneti biologici in Puglia, con 96 cantine bio e 350 mila ettolitri prodotti, il 15% sul totale nazionale con una decisa spinta alla transizione ecologica che ha portato le cantine pugliesi a prestare sempre maggiore attenzione all’ambiente. È quanto afferma Coldiretti Puglia, con l’analisi sulla base dei dati Sinab diffusa durante l’incontro, a cui ha partecipato il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, con gli operatori del settore nello Spazio della Regione Puglia alla Hall 11, in occasione della 57esima edizione del Vinitaly.
Sono 4.420 gli operatori della filiera vitivinicola biologica, di cui 3.698 produttori esclusivi, 148 preparatori esclusivi e 574 produttori/preparatori, con il comparto del vino biologico che testimonia una grande vivacità anche a seguito del notevole interesse che i mercati nazioni ma, soprattutto, internazionali stanno manifestando.
Sul fronte dell’uva da tavola la Puglia non ha rivali con 1.700 ettari, il 74% del totale nazionale, grazie agli sforzi dei viticoltori che hanno aumentato la qualità delle produzioni e al contempo – insiste Coldiretti Puglia – è stato diminuito l’impatto ambientale e la percentuale di residui, la più bassa al mondo, con pratiche agronomiche mirate, come la potatura invernale agli interruttori di dormienza, la rimozione delle prime infiorescenze e le potature in verde per la formazione di infiorescenze ritardate, la copertura dei filari, la modulazione dell’irrigazione, i trattamenti antisalini e l’inerbimento controllato, con l’impiego di manodopera altamente specializzata.
“Il vigneto bio è decisamente più impegnativo perché il periodo medio di conversione è di tre anni, durante i quali la resa della vite risulta notevolmente inferiore., con investimenti in attrezzature onerosi che fanno lievitare i costi, tanto che un vigneto bio costa circa il 30% in più di un vigneto convenzionale”, ha detto Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare che “grazie ai produttori di così alto livello – ha aggiunto il direttore regionale Pietro Piccioni – che la Puglia è diventata la capofila di questo “rinascimento del vino”.
Sempre più grande l’attenzione all’ambiente – aggiunge Coldiretti Puglia – dal tappo in vetro, alla chiusura innovativa “carbon neutral”, riciclabile al 100% e realizzata con materiali rinnovabili d’origine vegetale, al vigneto ad alberello di uve Sauvignon in riva al mare, dagli occhialini utili ad “immergersi nelle Terre del Negroamaro”, fino al pesto dalle foglie di vite, sono solo alcune delle novità delle aziende. Capitolo a parte merita la diffusione del “Wine beauty” dalla crema viso alla linfa di vite – ricorda Coldiretti Puglia – dallo scrub agli scarti di potatura al gel di uva rassodante, dalla crema anti-età alle nettare di uva.
“Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato con i marchi di qualità che valorizzano la tipicità e la localizzazione del prodotto. grazie al fatto che le norme disciplinino l’intero processo enologico e non la sola fase di coltivazione in campo delle uve bio, si può etichettare il vino come “biologico” e non più come ottenuto da uve biologiche”, ha aggiunto il direttore regionale Pietro Piccioni.
Lo scenario ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza – conclude Coldiretti Puglia – per cui va colta appieno l’ opportunità storica del Recovery Plan con Coldiretti che ha elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire 100mila posti di lavoro green anche in Puglia entro i prossimi 10 anni.