Da sempre le città sono abitate da molti altri organismi oltre agli esseri umani. Cosa li ha spinti a entrare nella “tana” collettiva di Homo sapiens e come sta evolvendo in tempi recenti il nostro rapporto con questi coabitanti?
Dal falco pellegrino, che dalle pareti rocciose si è spostato sui cornicioni dei grattacieli per nidificare e cacciare i piccioni cittadini, al geco comune, che dal bacino del Mediterraneo è divenuto ormai una presenza fissa anche nelle città alpine come Trento. Dalle cornacchie nere orientali, che in Giappone hanno imparato a utilizzare le macchine come comodi schiaccianoci (e lo fanno sulle strisce, per evitare di venire investite), al lori lento, primate che a Giava (Indonesia) sta rischiando di scomparire a causa dell’espansione delle megalopoli. Sono solo alcune delle storie di natura in città che, a partire dal 1 aprile 2023, saranno raccontate all’interno della mostra “Wild City. Storie di natura urbana”, ideata dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento e realizzata con il sostegno di Itas Mutua, Montura e Ricola. Il percorso espositivo – arricchito da video, exhibit interattivi, reperti e fotografie – indaga il rapporto non sempre facile, a volte conflittuale, altre votato alla coesistenza, tra esseri umani e specie animali e vegetali in un mondo sempre più urbanizzato.
Ci viviamo da un tempo lunghissimo, ma noi Sapiens di rado ci rendiamo conto che la città è popolata da molti altri esseri viventi che, con strategie e soluzioni adattative spesso sorprendenti, sono riusciti ad insediarsi in questo ambiente di origine antropica.
La mostra “Wild City. Storie di natura urbana”, al MUSE di Trento dal 1 aprile al 5 novembre 2023, affronta quattro temi fondamentali per comprendere l’ecosistema urbano: le minacce e gli ostacoli che la città pone agli esseri viventi non umani; le opportunità che la città offre; l’ambiente cittadino come fattore che ne condiziona l’evoluzione; le interazioni positive, conflittuali o di neutrale coesistenza tra l’essere umano e le altre specie in contesto urbano.
Una mostra che porta con sé una grande domanda: come potranno essere le città del futuro?
Attualmente, il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane. E secondo le stime più recenti, entro il 2030 cinque miliardi di persone vivranno nelle città, con un impatto senza precedenti su infrastrutture, risorse e territori.
Uno scenario, affrontato nella nuova mostra del MUSE, che porta a riflettere sull’importanza di conoscere la biodiversità urbana che ci circonda e di immaginare nuove forme di convivenza tra esseri umani e selvatici.
Come afferma Patrizia Famà, sostituita direttrice dell’Ufficio programmi per il pubblico del MUSE: “’Wild City’ racconta diverse storie di coesistenza tra umani e altre specie. Specie che si sono introdotte nelle nostre città e che convivono, anche a nostra insaputa, in alcuni luoghi più o meno nascosti delle aree urbane. L’esposizione si inserisce in un filone di mostre che indaga il rapporto tra umani e altri viventi, nell’ottica di sensibilizzare le persone sul fatto che viviamo in un mondo interconnesso e che siamo dipendenti dalla natura che ci circonda. In “L’ ombra dell’unicorno”, ad esempio, abbiamo raccontato attraverso la storia del rinoceronte Toby la drammatica situazione di alcuni animali selvatici a rischio estinzione; mentre in “Nella mente del lupo”, ancora visitabile fino al 28 maggio, abbiamo messo al centro le sfide di coesistenza tra umani e lupi nell’arco alpino”.
Osvaldo Negra e Alessandra Pallaveri, curatore e curatrice della mostra, spiegano: “’Wild City’ ci aiuta ad aprire gli occhi su molte specie, vegetali e animali, che condividono con noi le città, anche da millenni. In questo processo di adattamento a questo strano ecosistema di origine antropica, molte specie sono venute a patti con gli elementi condizionanti e hanno sfruttato gli elementi a favore. La mostra racconta cos’è la città in termini di ostacoli, di nuove condizioni e risorse connesse al nostro interagire, alle nostre attività e commerci. Ma anche come la città eserciti nuove pressioni evolutive. L’ultima parte è dedicata alle coesistenze, tra paure, attriti ma anche interazioni positive. Il messaggio proposto è che la coesistenza è possibile e va praticata nella misura in cui le città del futuro occuperanno una superficie sempre maggiore (già oggi oltre la metà della popolazione mondiale vive nei centri urbani): avere città bio-diverse significherà contribuire sempre più alla conservazione della biodiversità globale”.
La mostra si sviluppa al secondo piano del museo, in un’area di oltre 400 metri quadrati. L’esposizione – un progetto originale ideato e realizzato dallo staff del MUSE – prende forma attorno a quattro isole tematiche, anticipate da un ingresso immersivo sonoro che trasporta il pubblico da una ambiente naturale di foresta a uno urbanizzato.
Ogni nucleo tematico presenta apparati video-interattivi, installazioni multimediali, fotografie e reperti delle collezioni del museo.
La mostra costruita secondo il principio dell’inclusività offre anche testi tradotti in easy to read, in CAA (comunicazione aumentativa alternativa), e in trilingue.
L’allestimento grafico è opera dell’illustratrice Nadia Groff.
La curatela scientifica conta un Advisory Board d’eccezione, composto da Telmo Pievani, Luigi Boitani e Menno Schilthuizen.
Nel corso dell’anno, la mostra e gli spazi del museo si arricchiranno di una serie di eventi collaterali: conferenze, incontri a tema, performance, dibattiti e attività open air negli orti e nel biotopo MUSE. Il primo appuntamento collegato alla mostra è in programma sabato 15 aprile, dalle 15 alle 19: “Wild City Party”, un pomeriggio per conoscere i nostri coinquilini non umani attraverso performance di teatro scienza, angoli tematici, laboratori e quiz.