Analisi e prospettive dall’incontro dei massimi esperti al World Health Forum.
Padova, 23 marzo 2024 – Ultima giornata del World Health Forum Veneto, caratterizzata da una serie di incontri e dibattiti di alto livello, dedicata all’analisi del presente e al futuro delle scienze mediche e delle tecnologie che promettono di migliorare la qualità della vita. L’evento, organizzato a Padova, ha visto la partecipazione di un vasto pubblico, tra cui cittadini, operatori sanitari, pazienti ed esperti, ed è stato promosso da un consorzio di enti e istituzioni tra cui Motore Sanità, la Regione del Veneto, il Comune di Padova, la Camera di Commercio di Padova, la Fondazione Cariparo, l’Università degli Studi di Padova, Veneto Innovazione, il VIMM-Veneto Institute of Molecular Medicine, il Teatro Stabile del Veneto, VenicePromex e l’Agenda Digitale del Veneto 2025.
Ad aprire i lavori della tavola rotonda “Bisogni, proposte, soluzioni dell’industria farmaceutica impegnata in sanità per una nuova politica industriale del Paese Italia”, moderata da Rossana Boldi – già Vice Presidente XII Commissione (Affari Sociali) Camera dei Deputati ed Enrico Rossi – Responsabile rapporti con le Regioni Motore Sanità, Umberto Comberiati, Amministratore Delegato Teva Italia, Vicepresidente di Egualia, che ha offerto importanti contributi.
Farmaci equivalenti: un pilastro della sostenibilità sanitaria e industriale
“Il ruolo virtuoso dei farmaci equivalenti – dice Comberiati – è garantire sostenibilità e universalità di accesso a cure di qualità, liberando risorse da destinare all’introduzione di farmaci innovativi. Un meccanismo che ci vede fortemente coinvolti anche in termini produttivi se consideriamo che circa il 75% dei farmaci consumati a livello globale sono prodotti in Europa da imprese di farmaci equivalenti, in una classifica che vede l’Italia al secondo posto tra i Paesi produttori a livello internazionale. Le prospettive di questo meccanismo virtuoso sono però oggi fortemente a rischio: negli ultimi 10 anni sono scomparsi dai mercati europei il 26% dei farmaci equivalenti, il 33% degli antibiotici e il 40% dei farmaci oncologici e il numero di aziende produttrici di farmaci equivalenti è sceso del 30-40%, lasciando spesso solo 1-2 fornitori. In questo contesto Teva rappresenta una realtà particolare, incentrata sia sull’accessibilità alle cure, grazie al farmaco equivalente, sia sulla risposta a nuovi unmet needs, grazie allo sviluppo di farmaci innovativi, con un investito a livello globale nel 2023 di oltre 1,3 miliardi di dollari (pari al 9% del suo fatturato). In Italia in particolare, Teva è presente con 4 siti di produzione di principi attivi e, in ambito clinico, ha coinvolto 43 centri per studi su un farmaco per la prevenzione dell’emicrania e sta coinvolgendo 12 centri per gli studi di fase II su un farmaco innovativo per le malattie croniche infiammatorie intestinali. Diventa quindi chiaro come sia indispensabile legare la sostenibilità industriale agli interessi di salute pubblica con regole semplici e chiare, per garantire predittività di impresa e restituire competitività al settore off patent, che soffre politiche di prezzo aggressive e insostenibili e costi produttivi schizzati alle stelle. È necessario garantire un’adeguata remunerazione ai prodotti presenti sul mercato soprattutto per i farmaci a costo più basso, inserendo per le farmacie una quota premiante relativa alla dispensazione dei farmaci allineati al prezzo di riferimento, per i quali i pazienti non pagano compartecipazione. Inoltre, è necessario riconsiderare il meccanismo del pay back per i farmaci a brevetto scaduto – una stortura per prodotti a prezzo già basso che contribuiscono al contenimento della spesa – specie per gli acquisti diretti”.
La ricerca farmaceutica: motore dell’innovazione e della sostenibilità
Onofrio Mastandrea, Regional Vice President, General Manager Italy, Incyte sottolinea l’importanza cruciale della ricerca nell’industria farmaceutica e il suo impatto significativo sull’economia del paese.
“Quando si pensa al valore portato dall’industria farmaceutica al paese, non si può tralasciare il contributo dato dalla ricerca – queste le sue parole. La ricerca è un investimento nel futuro e al tempo stesso genera valore nel presente. Oggi il nostro settore investe più di tutti gli altri in R&D, quasi 2 miliardi nel 2022. Sappiamo che ogni euro investito in uno studio clinico ne genera quasi 3 in termini di benefici per il Servizio Sanitario Nazionale. Se vogliamo che questi investimenti continuino a crescere e a generare valore per tutto il sistema, è fondamentale renderli sostenibili. La ricetta è semplice: servono regole chiare, framework capaci di incentivare la collaborazione pubblico-privato e soprattutto la consapevolezza che la ricerca è un pillar strategico per il futuro del paese”.
La visione strategica per il futuro del settore biotecnologico
Federico Viganò, Componente Consiglio di Presidenza Federchimica Assobiotec, condivide una prospettiva entusiasmante sull’evoluzione del settore biotecnologico e il suo crescente ruolo nelle politiche nazionali ed europee.
“Vediamo con estrema soddisfazione che il biotech è sempre più al centro delle strategie politiche nazionali ed europee – conferma Viganò. È di solo un paio di giorni fa, infatti, la comunicazione della Commissione Europea “Building the future with nature: Boosting Biotechnology and Biomanufacturing in the EU”, dove si individua nel settore una parte della soluzione per affrontare le sfide sociali e ambientali, per la competitività, la crescita economica e l’autonomia strategica. E in Italia, le riflessioni sul comparto trovano spazio e attenzione in diversi tavoli Ministeriali dove si sta lavorando per i pazienti, la ricerca clinica, le terapie avanzate, ma anche per uno sviluppo economico del Paese e per l’internazionalizzazione del settore. Quello che oggi, dal nostro osservatorio, serve al comparto è una visione strategica e di lungo periodo. Un approccio di sistema in cui ricerca, sviluppo, produzione e accesso a soluzioni innovative possano crescere ed alimentarsi reciprocamente. Nel concreto vuol dire sviluppare competenze, incentivare e finanziare la creazione e lo sviluppo di start-up innovative, rendere semplice ed efficace la ricerca e la collaborazione tra pubblico e privato, offrire rapidamente ai pazienti le nuove terapie ma anche garantire regole certe e stabili. Bisogna coinvolgere su un progetto collettivo tutti gli stakeholder e i tanti diversi interessi devono trovare una sintesi comune”.
Investire nella salute per la crescita socio-economica
Infine Domenico Lucatelli, Market Access Director Angelini Italia, ha ricordato che bisognerebbe considerare la spesa sanitaria un investimento che produce effetti positivi sia sulla salute sia sulla crescita economica e sociale del Paese, e non come una sola voce di costo.
“Aziende e istituzioni sanitarie – chiosa Lucatelli – dovrebbero passare dalla logica di confronto sui costi, ad un dialogo partecipato che veda nel miglioramento degli esiti assistenziali e della qualità di vita dei pazienti gli output da misurare nella valutazione delle nuove tecnologie. Migliorare la rapidità e l’equità di accesso alle nuove cure, valutare le nuove tecnologie secondo la prospettiva del paziente potrebbero rappresentare i primi passi per garantire una generazione di salute tale da generare un ciclo virtuoso tra innovazione e sosteniblità”.